Santo padre SERIDOS

Igumeno del monastero di Gaza


 

D'origine greca (o Siriana) Seridos visse in Palestina alla fine del V secolo.
Divenuto monaco, fondò un monastero a Tawata, patria di San Ilarione (+ 21 ottobre), a qualche km a sud di Gaza,
che diresse per lunghi anni come igumeno.
Vi si conduceva vita cenobitica, ma, come era allora costume, alcuni monaci avanzati nella vita spirituale vivevano da esicasti in prossimità, o anche da reclusi, nelle cinta del monastero, edificando i fratelli con le loro preghiere e la loro saggezza.
E' là che, disdegnando i voleri di altri abbas, si erano ritirati i due Grandi Anziani San Barsanufio e Giovanni il Profeta,
inviati da Dio per dirigere i monaci nel loro cammino spirituale.

Seridos non era che il loro discepolo obbediente e non taceva niente senza consultare "i Grandi Anziani."
Poiche Barsanufio e Giovanni vivevano nella più stretta reclusione e non comunicavano con i loro figli spirituali se non per lettera,
Seridos serviva loro da intermediario e segretario.
Egli era colui che "dopo Dio, li proteggeva dagli uomini".

Quando San Barsanufio gli dava i responsi diretti ai suoi corrispondenti, incaricava Seridos di scrivere sotto la sua dettatura,
assicurandolo che lo Spirito Santo lo avrebbe guidato, una volta rientrato nella sua cella, per trascrivere tutte le parole in ordine,
senza ometterne alcuna.
Temperante fin dalla gioventù, Seridos si mostrava di una estrema sobrietà e si sollevò ad una tale ascesi che cadde gravemente malato.
Fu guarito dalla preghiera di San Barsanufio che gli ordinò di trattare il suo corpo con discernimento, in modo da utilizzarlo come ausiliario per la liturgia spirituale e per avere la resistenza necessaria al governo dei fratelli.
"Il Grande Anziano" l'aveva severamente provato nell'obbedienza e nella rinuncia a tutta la propria volontà, così che egli pervenne a un così alto grado di perfezione che Barsanufio lo lodava come: «il figlio dei miei lavori, più dolce del miele, che bada a tutti gli altri
come se fossero tutto uno con lui e considera suo l'interesse di tutti» (lettera 141).

Egli ereditò così i carismi e il discernimento del suo padre spirituale e fu per i suoi monaci un padre pieno di bontà e di saggezza nonché una sorgente di gioia e di pace per tutti quelli che l'avvicinavano.
«Se tu trovi nella mia lettera delle cose difficili», scriveva San Barsanufio a uno dei suoi corrispondenti, «interroga colui che è uno
con te, Seridos, mio figlio caro, e con la Grazia di Dio, egli ti spiegherà le cose difficili, poiché io ho pregato Dio per lui a questo scopo» (lettera 10).

Le virtù di abba Seridos gli acquistarono una tale reputazione che alcuni monaci consideravano che egli avesse sorpassato la misura
umana, ed è perciò che il Signore lo provò con delle ulcere e una lunga malattia, affinchè «la gloria umana fosse coperta e la gloria
di Dio potesse sovrabbondare all'infinito» (lettera 599). Egli non chiedeva a Dio di guarirlo o di alleggerire la sofferenza ma
solamente di accordargli tolleranza e azione di Grazia.
Quando fu chiamato da Dio nella dimora dei giusti, lasciò il governo del monastero ai fratelli di maggiore esperienza, per ordine di anzianità.

Ma poiché tutti si erano tirati indietro per umiltà, fu Eliano, un uomo che da poco aveva abbandonato il mondo, ad essere eletto igumeno. San Giovanni il Profeta aveva predetto che non sarebbe sopravvissuto più di otto giorni alla morte di Seridos, ma per le insistenze di Eliano, egli trascorse ancora due settimane di vita per istruirlo in quelli che erano i doveri della sua carica, prima di addormentarsi a sua volta.

Per le preghiere del nostro Santo Padre Seridos
Signore Gesù Cristo, abbi pietà di noi.

Amin!